Il 25 aprile è una data semplice che per molte ragioni, in Italia, ha risvolti complessi.
Non entro in merito in nessun modo nella “polemica politica” che questo giorno porta regolarmente con sé ogni anno.
Non è certo questo il luogo per farlo.
Mi limiterò a fare un esercizio di fantasia, e immaginare il 25 aprile come, appunto, una data semplice in cui tutte le persone si raccolgono idealmente in un’unica celebrazione di una specifica ricorrenza.
Nel concreto, parliamo di un evento di portata storica, la fine del nazifascimo e della guerra nel suo complesso, il ritorno a una nuova realtà e l’inizio della fase di ricostruzione.
In buona sintesi, quello può essere considerato il momento in cui è stata avviata la struttura di quella che è oggi è la società in cui viviamo, con regole e dinamiche sì evolutive ma pur sempre generate da un iniziale principio democratico.
Da questo punto di vista il 25 aprile è un collante potentissimo perché il suo denominatore comune è condiviso da ogni lato (ripeto, stiamo immaginando un Paese senza polemiche a riguardo).
E cosa succede quando siamo davanti a uno scenario condiviso? Molte cose.
Anzitutto un valore comune permea il gruppo che lo condivide di un’aura di sano ottimismo. Pensiamoci: questa ricorrenza è una festa e come tale viene vissuta.
L’ottimismo è un potere straordinario perché unisce le persone e stimola pensieri positivi e creatività.
E questo ci porta al secondo punto: cos’altro succede quando si attua uno scenario condiviso?
Che lo spirito di iniziativa ha un’impennata.
L’approccio collettivo unito alla spinta degli ideali comuni porta ad organizzare scenari in cui quella condivisione possa esprimersi in uno scambio di idee e in una serie di festeggiamenti aggreganti.
Per il 25 aprile, per esempio, succede proprio questo ed è successo anche quest’anno: ovunque in Italia si sono organizzate feste pubbliche, ritrovi, iniziative musicali e politiche, si sono mosse le associazioni, gli enti sociali, i privati cittadini.
Un moto spontaneo che poco o nulla ha a che vedere con le Istituzioni, almeno nella misura in cui prescindendo dagli eventi ufficiali sono stati molte di più le manifestazioni autonome in ricordo di questa data.
Un ultimo punto: gli scenari condivisi generano progetti. La giornata di ieri è appena terminata e già si parla di iniziative che potrebbero coinvolgere le nuove generazioni nell’imparare cosa sia stata la Liberazione d’Italia e cosa significhi. Progetti che potrebbero essere sviluppati nel corso dell’anno e che prescindono dalla ricorrenza in sé e per sé.
Tutto questo attiva un circolo virtuoso di costante rinnovamento e coinvolgimento sociale che non può che avere effetti positivi sulla collettività stessa.
Impossibile non pensare a queste virtù in chiave business.
Di fatto, un “25 aprile” è qualcosa di cui ogni azienda avrebbe bisogno.
Abbiamo parlato spesso in passato, anche su questo blog, del potere fortissimo della coesione e dell’aggregazione in ambito aziendale. Quello che forse non avevamo approfondito è l’effetto a medio termine che questo approccio genera e su questo il 25 aprile può darci un esempio molto diretto.
L’insegnamento che emerge da questa celebrazione è semplice: i valori e i principi di un’azienda sono fondamentali. Molto più importanti di procedure e processi, almeno in ordine di priorità “cronologiche”. E, in rapida successione, i valori e i principi di un’azienda vanno convogliati in qualcosa di concreto, ossia in eventi e ricorrenze specifiche.
L’unione delle due cose produce l’effetto domino di cui sopra, quello cioè che innesca dinamiche laterali generate in funzione di quei principi e quei valori.
Un esempio concreto: immaginiamo un’azienda che abbia come valore principale, molto semplicemente, quello di produrre per i propri clienti la maggiore soddisfazione possibile.
Tutto, all’interno dell’impresa, è quindi filtrato dalla necessità di far vivere ai clienti una splendida customer experience in termini di qualità del prodotto, velocità di spedizione, tracciabilità, assistenza post-vendita h24 etc.
Se questo è il valore, è chiaro che l’attività di ogni lavoratore dell’azienda si baserà su questo. Ogni componente del team lavorerà pensando che il risultato finale dovrà essere un cliente felice.
Questo principio meriterebbe, sempre nell’esempio preso in esame, una ricorrenza annuale in cui tali valori vengano celebrati, magari utilizzando la data del primo prodotto/servizio venduto.
Questo approccio verosimilmente non sarà soltanto un “picco” annuale, ma la punta dell’iceberg di tante iniziative laterali che durante l’anno verranno organizzate seguendo lo stesso principio. Questo perché, come detto, così come la libertà non è un valore del 25 aprile, ma un valore costante che il 25 aprile celebra, così l’etica aziendale non ha senso solo nella data in cui la si festeggia, ma in tutte le attività che quotidianamente svolgiamo sul posto di lavoro durante il nostro percorso professionale.