Internet è il luogo dove ogni ricerca trova risposta, su qualsiasi argomento. Non esiste praticamente nulla, tra lo scibile umano, che non abbia un’accurata descrizione sul web.
L’unico limite della rete è l’attendibilità, nel senso che i contenuti che troviamo possono essere certo complessi, strutturati, approfonditi e ben esposti.
Ma non è detto che siano corretti. O quantomeno le due cose non sono strettamente correlate. Il valore delle fake news ha infatti un’incidenza ancora molto alta nel flusso di notizie presenti sul web e questa è una sfida che l’umanità sta cercando di contrastare, seppur al momento senza grande successo.
Il risultato? Milioni di informazioni al minuto e nessuna possibilità di verificarne l’attendibilità con un buon margine di certezza, se non attraverso il feedback degli internauti, di chi quelle nozioni le apprende e, magari, poi le applica nella vita reale.
Ecco, le testimonianze sono forse l’unico mezzo che abbiamo per validare e in qualche modo rendere “libera ed efficace” un’informazione corretta presente sul web.
Ma è davvero così semplice?
Affatto, per molti motivi. Prima cosa non tutti i contenuti pubblicati online includono una sezione dedicata alle opinioni. Non tutto, semplificando, può essere commentato.
In secondo luogo, non sempre i commenti sono reali. Oggi come oggi è possibile affidarsi ad “agenzie specializzate” nella creazione di avatar-commentatori, con lo scopo di aumentare e consolidare la reputazione del promotore di questo o quel contenuto.
Un fenomeno su larga scala che non riguarda solo l’e-commerce, ma anche tutti gli info-blog, i coaching channels, i portali informativi etc.
Insomma, per una ragione o per l’altra non possiamo fidarci nemmeno della “parola degli utenti”.
Mi trovo quindi nella scomoda posizione di condividere lo “spazio” con un numero praticamente infinito di persone che diffondono le loro riflessioni, in ambiti diversi, online con l’obiettivo di catturare l’attenzione del suo lettore-target.
Che è esattamente ciò che faccio anche io.
Ecco perché, aprendo questo blog, ho deciso sin da subito di porre un limite importante agli argomenti che avrei trattato: mai avrei spinto qualcuno a fare qualcosa che potenzialmente potrebbe danneggiarlo.
Sono un imprenditore, tuttavia non parlo di investimenti “sicuri”, non invito le persone a rischiare i loro risparmi in progetti che non conosco, non millanto esperienze in campi in cui non ne posseggo.
Sembra scontato, eppure questa scrematura porta via moltissimi argomenti, dei quali faccio a meno a beneficio di una prospettiva diversa.
Quello che faccio, infatti, è semplicemente portare la mia esperienza agli occhi di imprenditori e liberi professionisti che hanno voglia di leggermi, nella speranza che alcune di queste parole fungano da innesco per cambiare in meglio uno specifico aspetto della loro impresa e, perché no, di loro stessi.
È importante specificare però che non c’è esortazione dietro queste parole. Ho visto abbastanza “millantatori di certezze” per sapere che, anche solo ai nastri di partenza, chi propone soluzioni universali a problemi che le persone si portano dietro da anni certamente sta mentendo.
O quantomeno sta parlando di qualcosa che non conosce.
Spero quindi che chi si avvicina a questo portale non lo faccia con l’esclusiva voglia di apprendere, ma con uno spirito critico reale, in grado di processare ciò che legge, ripensarlo, e magari anche contestarlo. Siamo il frutto di costanti contaminazioni e la struttura che ho costruito intorno a questo progetto deve la sua sopravvivenza unicamente dagli input collettivi, quelli che provengono dai collaboratori, dalle aziende partner, dai visitatori.
Lo spirito critico è quindi l’elemento fondamentale binario, visibile tanto nelle mie parole e auspicabile nel riscontro degli altri.
Accettarlo, trovo sia l’unico modo sincero di creare un rapporto con il pubblico e magari stimolare ragionamenti che porteranno, un domani, alla costruzione di grandi idee e progetti ancora più ambiziosi.
Criticare, criticare sempre!