Mi son chiesto spesso perché la “mamma” è qualcosa di così importante.
Ovviamente da un punto di vista personale e familiare so bene perché lo sia. La mamma è una delle – se non LA – figura più importante per la crescita dei figli. La mamma è il riferimento primario, biologico, quasi “telepatico” per i propri figli, una connessione della natura insostituibile e speciale.
Crescendo, tutto questo si traduce in un rapporto che proprio per la sua natura essenziale è enormemente ricco di sfumature, profondità, a volte scontro e incomprensioni ma senz’altro – va detto – parliamo di un rapporto unico nel suo genere.
La domanda quindi non è circoscrivere l’importanza di un ruolo che già solo nel nome, “mamma”, ha tutte le risposte che cerchiamo.
Il mio pensiero vuole andare un po’ più in profondità: perché la madre è il riferimento principale per i figli, oltre ai motivi che abbiamo enunciato qui?
C’è qualcosa d’altro, al di là delle connessioni biologiche e sentimentali?
Io credo proprio di sì, e ho passato un po’ di tempo a pensarci su.
Alla fine penso di essere arrivato a un convincimento che mi fa piacere condividere con i lettori: la mamma è fondamentale per la famiglia, per tutte le ragioni che conosciamo bene… più una.
E quell’una è la Comprensione.
Lo si dice sempre: le madri sanno cos’hanno i proprio figli senza chiederglielo. A loro basta semplicemente guardarli.
A una madre non si può mentire.
E poi lei non giudica, e l’assenza di giudizio è parte determinante della comprensione. Non si può comprendere ciò che si giudica perché nel giudizio c’è insita una distanza, e una madre è tutto fuorché distante.
Definirla semplicemente “porto sicuro” è riduttivo, perché una madre non è soltanto il luogo in cui rifugiarsi (quello, nel mio immaginario, è qualcosa che appartiene a entrambi i genitori proprio in quanto tali), ma il luogo in cui rifugiarsi ed essere completamente se stessi.
Ovviamente, vale la pena ribadirlo, questo vuole essere un discorso puramente generale, che non può tenere conto quindi delle miliardi di sfumature che ogni singolo rapporto porta con sé, e allo stesso tempo questo semplice blogpost non vuole banalizzare o peggio ancora escludere tutte le variabili familiari che sono reali e concrete.
Tolto questo, torniamo al punto: una mamma ti accoglie, ti comprende, ti permette di essere libero nella tua essenza più pura.
In un qualche modo quindi è uno specchio, perché riflette te stesso senza aggiungere nulla, e questo è per un figlio motivo di grande serenità.
Personalmente ho sempre avuto una predilezione per questo tipo di figure, per così dire “materne”. È un’accezione basica che si può applicare a tantissime cose perché sono convinto che l’essere umano cerchi “maternità” in molti luoghi, anche fuori dalla sfera strettamente familiare.
Perché in fondo dalle cose che facciamo, le persone che incontriamo, cerchiamo proprio questo: comprensione, sicurezza, assenza di disagio.
Il disagio ci allontana dagli altri e dalle cose, il suo contrario ci avvicina.
Frequentiamo posti che ci fanno sentire bene, persone che ci fanno sentire bene, cose che… ci fanno sentire bene.
Estendendo, da questo punto di vista abbiamo “moltissime madri”, metaforicamente parlando.
Senza contare che nella vita lavorativa siamo degli imprenditori, o comunque dei professionisti, e nella nostra azienda di fatto quella “madre” siamo noi, che produciamo beni o servizi il cui scopo è tutelare, proteggere, migliorare la vita di qualcuno, metterlo a suo agio, risolvergli un problema.
Il nostro unico scopo commerciale è questo o comunque questo dovrebbe essere, perché al pari di un rapporto familiare qualunque azienda non faccia gli interessi dei suoi clienti trovo che sarebbe “contronatura”.
Questo termine viene spesso associato a contesti molto più importanti e sinistri, quando per esempio balza alla cronaca la notizia di una madre che fa del male ai suoi figli, e viene non di rado appellata come “snaturata”. Questo succede proprio perché viene dato per scontato che una madre segua la sua natura ed essa è il bene della prole.
Tornando a temi molto più pragmatici anche nel business la “natura” di un’azienda dovrebbe essere crescere grazie alla soddisfazione dei clienti, che se vogliamo sono un po’ come dei “figli”, persone che ci scelgono per quello che facciamo e che ripongono in noi la loro fiducia, testimoniata dalle loro scelte.
A differenza della complessità di un rapporto familiare, però, nel mondo delle imprese tutto avviene su un piano molto più basilare (proprio perché privo della componente emotiva più profonda), quindi se un’azienda tradisce le aspettative del cliente, egli cambierà rapidamente le proprie scelte e con buona probabilità non tornerà più sui suoi passi.
Questo è qualcosa da evitare, e per evitarlo abbiamo il dovere di ricordare ogni giorno cosa facciamo e, soprattutto, per chi lo facciamo.