In questi giorni è impossibile non riflettere su un evento che, per la sua portata storica, ha un grande rilievo da un punto di vista sociale e probabilmente anche politico: la morte della Regina Elisabetta II.
Non mi soffermerò però sugli aspetti istituzionali della cosa, non ne ho le competenze. Quello su cui vorrei riflettere è un dettaglio molto più vicino al nostro mondo, quello imprenditoriale, e sperare che funga anche da modesto tributo a una donna che in un modo o nell’altro ha avuto un ruolo di grande rilievo nella storia recente del nostro mondo.
La Regina Elisabetta, statisticamente parlando, è stata una dei reali più amati nel suo Paese e, allargando le maglie, quella che godeva probabilmente della maggiore simpatia fuori dai confini nazionali.
Mi sono chiesto spesso perché questo avvenisse, anche quando era in vita; ma non sono mai arrivato a una risposta definitiva.
Voglio dire, intorno alla regina ruota un insieme di logiche relative all’etichetta, alle scelte pubbliche, agli eventi istituzionali, alle iniziative benefiche.
Nulla che non sia però assimilabile a qualsiasi altro nobile del mondo, nella cornice della nazione, monarchica di cui è reggente.
Eppure Elisabetta ha sempre avuto un appeal particolare, un’aura specifica in grado di captare la benevolenza dei suoi sudditi in modo totalmente naturale.
Anche senza parlare.
Non aveva bisogno di discorsi altisonanti o gesti eclatanti per raccogliere consensi.
Non credo, anzi, che sia mai balzata agli onori della cronaca per azioni sopra le righe, cosa che invece sembra una base di partenza imprescindibile per molti dei leader, politici e non, del mondo moderno.
Procedendo per esclusione ho via via sbarrato tutte le peculiarità della regina che di fatto peculiarità non erano, magari perché del tutto simili ad altri sovrani oppure semplicemente perché non responsabili dell’appeal che il popolo le riconosceva.
Oggi, penso di aver capito quale fosse il suo vero segreto.
La Regina Elisabetta era una donna piena di carisma. Dote impossibile da ereditare o da trasferire. Non c’è linea di sangue o diritto nobiliare che tenga.
Il carisma è una virtù particolare, c’è chi ne è dotato naturalmente e chi lo sviluppa nel tempo. Chi lo usa per fini positivi e chi per scopi personali. Chi sa di averlo, e chi non se ne rende conto.
Non so se Elisabetta II fosse consapevole di questo, in ogni caso aveva una propensione naturale ad arrivare al cuore delle persone.
Il carisma, poi, può avere due lati: quello individuale e quello istituzionale. L’uno relativo alla propria persona, e l’altro legato al ruolo che si ricopre.
Il fascino che la regina esercitava era nello specifico la naturale estensione di una sua virtù naturale, ma anche il frutto di un ruolo, quello che ricopriva, che suggerisce quel tipo di attenzione da parte del pubblico.
È un insieme di cose, e di base non è così diverso dalle caratteristiche che dovrebbe avere un buon imprenditore.
Il titolare d’azienda parte da una posizione di vantaggio: la sua “carica” lo pone in cima alla piramide davanti ai suoi collaboratori, che dunque creano intorno a lui una serie di aspettative.
Quelle aspettative saranno tradite o confermate dai comportamenti, dalle azioni e dal modo di pensare dell’imprenditore.
Ma è qui che il carisma giocherà la sua carta.
Un imprenditore carismatico è colui che cattura l’attenzione, la benevolenza e il rispetto dei suoi collaboratori. È colui che viene ascoltato e che vede realizzate le sue indicazioni.
Il problema è che non tutti gli imprenditori sono carismatici e non si può chiedere loro di “creare” qualcosa che non c’è da un punto di vista individuale.
Ecco perché, in questo caso, andrà fatto un lavoro approfondito sull’altra faccia della medaglia, ossia quella istituzionale e dunque il carisma che quel ruolo suggerisce.
Da questo punto di vista fungere da trascinatore sarà importante e sarà esattamente ciò che i dipendenti si aspetteranno. Carisma personale o meno.
Il bravo titolare d’impresa dovrà quindi essere bravo a condividere la sua visione e a dare seguito con i fatti a quelle parole. Questo genera un circolo virtuoso di fiducia e ottimismo da parte del team, in grado di ripagare gli sforzi del titolare anche nel lungo termine.
Perché le persone sanno essere riconoscenti verso coloro di cui si fidano.
Esattamente come è stato per la Regina, in tutti questi anni.